Uscito in Italia qualche giorno fa, Pokémon Go è già diventato un fenomeno virale su scala mondiale. L’app, scaricabile gratuitamente, riesce nell’arduo compito di [highlight]portare nel nostro quotidiano una pillola di “realtà aumentata”.[/highlight]
Come era facile immaginare, la cronaca è già densa di eventi tragicomici relati alla diffusione di quest’app. C’è chi ha mollato il lavoro per diventare un cacciatore di Pokémon a tempo pieno, chi ha causato un incidente utilizzando l’app alla guida, chi ha già chiesto di essere rimosso dalle zone di ricerca e cattura.
Nonostante le indicazioni fornite dall’app siano inequivocabili «presta sempre attenzione all’ambiente che ti circonda», questi fatti parlano chiaro: giocare a Pokémon Go può rappresentare un rischio non solo per se stessi ma anche per gli altri.
Giocare a Pokémon Go rischia di creare infatti quello che si chiama tunnel cognitivo o attentivo, ossia il fenomeno che si verifica quando si focalizza la propria attenzione sull’informazione contenuta in specifiche aree di un display a discapito di tutto ciò che c’è al di fuori (Thomas & Wickens, 2001; Benedetto et al. 2014).
Con l’obiettivo di [highlight]comprendere cosa realmente accada a livello visivo ed attentivo[/highlight] quando si gioca a Pokémon Go, abbiamo chiesto ad alcune persone di partecipare ad un test nel centro storico di Treviso. Una sola e semplice istruzione è stata data ai partecipanti: “Gioca a Pokémon Go!”
A tal proposito, i movimenti oculari di ciascun partecipante sono stati tracciati attraverso un eye tracker, mentre le dinamiche d’interazione con l’ambiente circostante sono state riprese da una telecamera che ha seguito il giocatore in ogni suo spostamento.
Ah… all’insaputa dei partecipanti, un nostro collega ha indossato una vistosa maschera da gallo entrando più volte nel campo visivo teorico dell’apprendista cacciatore di Pokémon. Cos’è successo secondo voi? Guardate il video!
Come avrete potuto notare, il nostro cacciatore di Pokémon non si accorge mai della presenza dell’uomo mascherato, anche quando quest’ultimo gli si avvicina notevolmente.
La stessa cosa vale anche per gli altri partecipanti.
Lo sguardo è quasi sempre diretto verso il proprio smartphone, quindi sia l’ampiezza del campo visivo sia il livello di attenzione risultano compromessi.
Ci troviamo di fronte ad un tipico esempio di tunnel cognitivo… quindi occhio a Pokémon Go!
Bibliografia
Thomas, L. C., & Wickens, C. D. (2001, October). Visual displays and cognitive tunneling: Frames of reference effects on spatial judgments and change detection. In Proceedings of the Human Factors and Ergonomics Society Annual Meeting (Vol. 45, No. 4, pp. 336-340). SAGE Publications.
Benedetto, S., Carbone, A., Pedrotti, M., Le Fevre, K., Bey, L. A. Y., & Baccino, T. (2015). Rapid serial visual presentation in reading: The case of Spritz. Computers in Human Behavior, 45, 352-358.
Credits audio:
“Rocket” Kevin MacLeod (incompetech.com). Licensed under Creative Commons: By Attribution 3.0 License. http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/